Rinascimento e naturalismo


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Naturalismo rinascimentale
Nel corso del XVI secolo, la storia filosofica fu caratterizzata dallo
sviluppo di una corrente di pensiero che prende il nome di
naturalismo rinascimentale, i cui maggiori esponenti furono Telesio,
Bruto e Campanella. Elemento comune a questi filosofi, fu l'interesse
per la natura e la lotta ai dogmi aristotelici. Questo movimento di idee
caratterizzò l'Italia meridionale, a differenza di quella settentrionale,
ancora legata al pensiero aristotelico.
L'uomo rinascimentale si sofferma sull'indagine della natura cercando
di scoprire i meccanismi che la governano per poterli governare.
Questi filosofi rinascimentali seguono due tipo d'indagine: studia il
rapporto che c'è tra l'uomo e la natura ed è basato sulla magia e
cerca di determinare formule in grado di prevedere gli eventi.
Bernardino Telesio rappresenta il maggior esponente del naturalismo
rinascimentale. La sua principale opera è il "De rerum natura iuxtaprincipia propria", all'interno della quale emerge una polemica
antiaristotelica sul concetto di natura. Secondo il filosofo, infatti, gli
aristotelici confidavano troppo ed unicamente nella ragione come
strumento per conoscere la natura. Secondo il suo pensiero, la natura
può essere conosciuta solo affidandosi alla sensibilità e sulla base dei
principi che le sono propri. Telesio polemizza contro l'esistenza di
tutte quelle entità non manifestate dai sensi, come ad esempio: atto e
potenza, forma e materia. Il filosofo sostituisce il concetto di materia
come massa concreta corporea, animata da due forze: una calda e
una fredda. La forza calda ha la sua massima concentrazione nel sole
che riscaldando gli oggetti dilata la materia rendendola leggera e
trasmettendole il movimento, mentre la forza fredda si concentra
nella Terra che, attraverso un'azione di condensazione, rende la
materia pesante e quindi immobile. Il caldo coincide per Telesio, con
lo spirito vitale e rende tutti i corpi animati e sensibili.
Tommaso Campanella, al contrario di Telesio, parte da una critica allafine della filosofia aristotelica. Secondo il suo pensiero, ogni essere
naturale è animato e tende verso un fine universale (scopo) sotto la
guida di un'anima del mondo. Questa visione è giustificata dal fatto
che, per il filosofo, magia e astrologia sono considerate vere e proprie
scienze. Il filosofo cerca di definire Dio e le sue creature rifacendosi
un pò al pensiero di Sant'Agostino e alle sue riflessioni sul concetto di
trinità. Per il filosofo, la realtà che ci circonda è la manifestazione delle
tre forze divine: potenza, sapienza e amore. Campanella elabora una
sua teoria sulla conoscenza, partendo da un presupposto che ogni
ente è autocoscienza, la quale si divide in due tipi: intuitiva e
immediata che ognuno uomo ha di sé stesso; nascosta, proviene
dall'esterno, la coscienza dell'esterno confuta la conoscenza
immediata e originaria.
Il compito della filosofia è riportare l'anima all'originaria conoscenza
di sé. L'opera più famosa per il filosofo è "La città del sole", il suo è un
progetto utopico di Stato. Secondo il suo pensiero la società ideale
deve essere retta da un re-sacerdote e da tre magistrati, i quali
rappresentano le tre primalità divine. Quest'opera, può essere,
paragonata alla "Repubblica" di Platone, dove non esisteva alcuna
proprietà privata, compresi i legami di coppia.
La vita di Giordano Bruno fu movimentata, entrato giovane
nell'ordine domenicano, manifestò ben presto la sua insofferenza
verso l'aristotelismo. Sospettato di eresia, viaggiò in tutta l'Europa per
cercare un luogo dove esprimere liberamente le proprie idee. Insegnò
anche ad Oxford, morì, bruciato vivo, nel 1600 a Roma. Bruno elabora
una teoria sull'Universo, che è uno, infinito, immobile e nella sua
unità tutto si risolve. L'universo non ha ne centro ne periferia, quindi
è onnicentrico ed in essi gli opposti coincidono.
La nuova visione dell'universo del filosofo non deriva da osservazioni
astronomiche ma dall'intuizione del suo pensiero alimentato dal
copernicanesimo (teoria eliocentrica). Nell'infinita unitarietà
dell'universo è compreso anche Dio, il quale è visto da Bruno in duemodi: mens super omnia, Dio è causa esterna del cosmo e quindi
incomprensibile per l'uomo che ne fa quindi un oggetto di fede; mens
insita omnibus, Dio è il principio interno al cosmo e grazie alla sua
presenza diventa accessibile alla ragione umana. Quindi Dio è causa e
principio dell'essere. Sempre relativamente all'universo, Bruno
costruisce un impianto concettuale: non esistono mura esterne, per
cui l'universo è aperto in ogni direzione; afferma l'infinità
dell'universo, negando così l'esistenza dei limiti; nega la distinzione
tra sublime e sopralunare, sostenendo un'unità tra cielo e Terra; lo
spazio diventa omogeneo.








TOMMASO CAMPANELLA

BERNARDINO TELESIO

Giovanni Domenico Campanella, con Giordano Bruno e Bernardino Telesio, è considerato uno degli anticipatori della moderna filosofia; il suo pensiero è simbolo storico convenzionale del passaggio tra Medioevo ed era moderna.

Nasce in Calabria, a Stilo, il 5 settembre 1568. Figlio di un calzolaio povero e senza istruzione, Campanella è un ragazzo prodigio. A tredici anni entra nell'ordine dei domenicani e arriva a prendere gli Ordini Domenicani non ancora quindicenne, con il nome di frà Tommaso in onore di San Tommaso d'Aquino. Porta a termine con successo gli studi ma al tempo stesso legge, sia pur di nascosto autori quali ErasmoFicino e Telesio.

Le idee in fatto di religione e l'interesse per le arti magiche lo costringono a fuggire da Napoli dove studiava con Della Porta. Si ritrova inquisito dal Tribunale ecclesiastico così lascia il convento per dirigersi a Roma prima, poi a Firenze e infine Padova, dove entra in contatto con Galileo.

Accusato di eresia viene rinchiuso in carcere ma riesce a ritornare nella sua città natale; nel 1599 tenta di organizzare un'insurrezione contro il dominio spagnolo e di gettare le basi per una profonda riforma religiosa. Anche in questa occasione viene arrestato e condannato; riesce tuttavia a salvarsi dalle torture fingendosi pazzo.

Non può però evitare il carcere dove Campanella rimane rinchiuso, a Napoli, per ben ventisette anni; in questo lungo periodo di prigionia continua a scrivere, specialmente di filosofia.

Compone un'opera dedicata a Galileo, di cui Campanella apprezza molto il lavoro ed il pensiero.

Nel 1626 riacquista una parte di libertà: esce dal carcere, ma deve rimanere a Roma sotto il controllo del Sant'Uffizio.

Per disposizione di papa Urbano VIII questo vincolo viene in seguito eliminato; nel 1633 viene di nuovo

accusato di eresia e di propaganda antispagnola. Decide quindi di rifugiarsi a Parigi dove trova protezione dal Cardinale Richelieu. Si dedica alla pubblicazione dei suoi scritti; finanziato dal re, passa il resto dei suoi giorni al convento parigino di Saint-Honoré. Il suo ultimo lavoro sarà un poema celebrante la nascita del futuro Luigi XIV ("Ecloga in portentosam Delphini nativitatem"). Una delle sue più note opere è "La Città del Sole", opera di carattere utopistico in cui, rifacendosi a Platone e all'Utopia di Tommaso Moro, descrive una città ideale.

 









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